Facciata

La Chiesa è situata in corso Italia, arteria centrale della città, accanto alla Chiesa Parrocchiale, sopra la cappella del Beato Oglerio.

La facciata è divisa in due ordini: in quello inferiore si aprono due porte, quella a destra costituisce l’accesso alla cappella del Beato Oglerio (anticamente la quarta navata della Parrocchia), quella a sinistra immette nello scalone cinquecentesco che porta alla Cappella della Confraternita e al Monte dei Pegni.  

Nell’ordine superiore è visibile una finestra a occhio di bue, realizzata per illuminare il coro, tra due coppie di lesene, che sostengono una decorazione lavorata a palmette, su cui poggia un cornicione a festoni.

Interno

L’ambiente centrale a pianta rettangolare e il coro sono sovrastati da un soffitto formato da quattro campate di volte a crociera, dove troviamo quattro ovoli di dimensioni diverse decorati con i simboli cristologici ed eucaristici.  

Il “Pellicano” fin dal Medioevo veniva visto come un uccello che, pur di nutrire i propri piccoli, si lacerava il petto e offriva il proprio sangue. Per questo si allinea alla figura di Gesù, che si sacrifica sanguinante sulla croce, ma proprio grazie a quel sangue salverà l’umanità.

Le “chiavi rivolte verso il cielo” sono simbolo del legato che Gesù Cristo ha lasciato a San Pietro come custode delle chiavi del Regno.

La “colomba” è simbolo del rinnovato rapporto di pace con Dio dopo il castigo divino.

L’ “Agnus Dei”, simbolo cristologico per eccellenza, è colui che con la sua venuta toglie i peccati del mondo.

OPERE

Guglielmo Caccia, detto Il Moncalvo (1568 – 1625), o la figlia Orsola, “L’Assunzione della Vergine ed Apostoli”

Sopra all’altare è collocata una pala attribuibile a Guglielmo Caccia, detto Il Moncalvo, o alla figlia Orsola: l’attribuzione risulta ancora dibattuta. La tela presenta “L’Assunzione della Vergine ed Apostoli”, con i soggetti collocati in due registri. Nel livello alto troviamo la Madonna in posizione assisa con coro di angeli; nel livello basso, il gruppo degli Apostoli. Gli Apostoli sono presentati con estrema carica emotiva: vi sono alcuni di loro in preghiera, altri sbigottiti, altri raffigurati con volti estatici. Il gruppo non è divisibile in sottogruppi, come la tradizione artistica cinquecentesca ci ha abituati, poiché il dipinto presenta gli Apostoli in un unicum compositivo molto vivo e carico di pathos. Il volto della Vergine è devoto e sereno ed è rivolto al cielo. La Vergine viene presentata con i palmi delle mani rivolti verso l’alto in un atto di accoglimento del volere divino. Maria è molto solenne, ma l’abito e il manto che indossa la rendono molto vivace; è raffigurata in forma molto plastica, con lo slancio di ascesa verso il cielo, sorretta e accompagnata da putti e angeli. Gli angeli colpiscono lo spettatore per le loro posizioni scomposte, in preda al vorticoso ascendere della vergine al Cielo. La gamma cromatica è calda, con toni che vanno dagli ocra ai rossi, passando attraverso tonalità più brune.

“Madonna che allatta il Bambino”, fine del XV secolo

In una nicchia sul lato sinistro, troviamo una statua lignea della “Madonna che allatta il Bambino” della fine del XV secolo;  il volto e l’atteggiamento affettuosi sembrano riprodurre una scena quotidiana. La statua policroma ricalca la tradizione italica trecentesca toscana che vede nella Virgo Lactans e nelle “Pocce Lattaie” una figura umana e divina che nutre la cristianità.

Nella visione religiosa, la Madonna allattante in trono è una delle più tenere raffigurazioni di Colei che è contemporaneamente madre di Cristo e madre degli uomini. L’esposizione del seno della Vergine sottolinea i tratti umani dell’incarnazione divina del Bambino, così terreno da avere la necessità di nutrirsi e di incontrare il calore materno. La statua presenta anche richiami teologici: il latte come l’assegnazione della Grazia all’umanità. La raffigurazione del manto della Vergine è un rimando alla rappresentazione della volta celeste di giottesca memoria. Con la Controriforma questo impianto iconografico cade in disuso perché ritenuto sconveniente, ma la venerazione di icone e statue raffiguranti la Madonna del Latte fu mantenuta viva in ogni parte d’Italia. La statua poggia su di un alto basamento marmoreo con iscrizione mariana in latino.

LA CONFRATERNITA

A questa chiesa fa riferimento la Confraternita del Santissimo Sacramento e degli Apostoli, costituita nel 1461: la costruzione della cappella è appunto indice  della potenza dell’istituzione, che nel XVII secolo gestiva l’Ospedale di Sant’Antonio Abate, il Monte di Pietà e curava la manutenzione della chiesa parrocchiale il cui altare maggiore era, come oggi, di sua pertinenza.

Nella processione del Corpus Domini i confratelli accompagnano il Santissimo Sacramento muniti di torce accese.